Intervista con l'autrice


CHI E’ ELEONORA SCALI E PERCHE’ SCRIVE?
Sono una fiorentina verace. Si sente appena apro bocca. Nonostante i genitori siano entrambi mantovani e io abbia vissuto per quasi un ventennio in varie città del nord Italia, l’accento è rimasto. Sono una malata di letteratura, scrivo da sempre e leggo moltissimo, anche in inglese, francese e tedesco, lingue che ho studiato prima al liceo e poi alla Scuola per Interpreti. Ho altre due grandi passioni: il canto e i viaggi. È proprio in occasione dei viaggi, che ho ho steso i miei primi scritti. Diari, per lo più, ma anche aneddoti divertenti o avventurosi. Negli anni ho coltivato questa passione frequentando seminari di narrativa e laboratori di scrittura fino ad arrivare alla stesura del mio primo romanzo.


UN FIUME DI GUAI: TI VA DI SVELARCI QUALCOSA SULLA GENESI DI QUESTO ROMANZO? Sono sempre stata un'appassionata di inchieste su argomenti di attualità. Fra i miei programmi televisivi preferiti ci sono Report, Blu Notte, Servizio Pubblico, Le Iene. Negli ultimi anni mi sono interessata in particolare alla metamorfosi delle mafie nel nostro paese. Il libro-intervista I Gattopardi del magistrato Raffaele Cantone, è stato illuminante in tal senso. Partendo da lì, mi sono documentata su fatti di cronaca rappresentativi del fenomeno e ne ho tratto ispirazione per la mia opera. L'obiettivo era raccontare un problema serio in modo semplice, perché non a tutti piace leggere saggi, inchieste o dossier. Ecco allora l'idea del romanzo, una lettura veloce e scorrevole, e il punto di vista di una donna che racconta in prima persona.

SI TRATTA DUNQUE DI UN LIBRO DI DENUNCIA?
Non completamente. Sicuramente c’è la mafia, quella moderna, imprenditoriale che indossa giacca e cravatta e opera prevalentemente al Nord. Ma il romanzo vuole sviscerare anche un altro aspetto: cosa accade nella vita di una donna abituata a vivere un quotidiano normalissimo, fatto di casa, lavoro, amore, famiglia, quando si trova catapultata in una realtà che le è del tutto avulsa, la mafia appunto. E’ questo il punto di vista più originale della storia. Viola, la protagonista, e con lei tutta la sua famiglia, non vengono dal quartiere di Scampia, da Secondigliano, o da Casal di Principe, né si trasferiscono a vivere e ad aprire un’azienda  in un posto del genere. Sono nati al nord e lì gravitano. Conoscono la mafia attraverso i telegiornali, i libri o i film. Quando si troveranno faccia a faccia col fenomeno la loro prima reazione sarà di incredulità. Ciò sarà fonte di equivoci, situazioni paradossali, grottesche, al limite del ridicolo. Tanto che, nonostante l’argomento forte, il romanzo non manca di strappare qualche risata.

CI TIENI MOLTO A PRECISARE CHE SI TRATTA DI MAFIA DEL NORD E CHE IL ROMANZO E’ AMBIENTATO AL NORD, PERO’ IL NOME DELLA CITTA’ DOVE SI SVOLGE LA VICENDA E’ INVENTATO. PERCHE’?
E’ stata una scelta precisa. Volevo evitare di incorrere nelle proteste di chi si sarebbe sentito chiamato in causa. Che la mafia al nord esiste è ormai un dato di fatto ma molti continuano a negarlo. Mi riferisco in particolare a politici e funzionari pubblici. Per non scontentare nessuno, ho scontentato tutti. La Marina di Morea del romanzo può essere una qualunque cittadina del litorale italiano dalla Liguria alla Toscana e dal Friuli alle Marche.

NELLA TUA STORIA HAI TRATTEGGIATO CON EFFICACIA NUMEROSI PERSONAGGI. TI SEI ISPIRATA A QUALCUNO? TI RICONOSCI IN QUALCUNO DI LORO?
La protagonista è senza dubbio una trasparente proiezione del mio modo di vedere le cose e di affrontare i problemi. Alcune delle caratteristiche che sicuramente ho trasmesso a Viola sono l’ironia, un po’ cattiva e graffiante, tipicamente toscana e lo sguardo sardonico che ella trasforma in una specie di ancora di salvezza nelle molte traversie che si trova ad affrontare. Altra caratteristica è la caparbietà. Viola ne fa un’arma contro i criminali così come io, nella vita, ne ho fatto un’arma per farmi spazio nel duro mondo dell’editoria.
Per gli altri personaggi, quanto a vizi, virtù e peculiarità ho preso ispirazione qua e là dal mondo reale e ho costruito delle figure letterarie tagliate apposta per la storia.

C’E’ QUALCHE PERSONAGGIO, OLTRE LA PROTAGONISTA, A CUI TI SEI PIU’ APPASSIONATA, CHE TI HA FATTO DIVERTIRE DI PIU’ O CHE TI HA MESSO IN DIFFICOLTA’?
Mi ha fatto divertire molto creare la figura di Carmelino Gerasa, il faccendiere, che per darsi un’aria aristocratica intercala la cadenza meridionale a ridicoli francesismi. È forse il più grottesco fra quelli che ho ideato. Mi ha messo in difficoltà il personaggio di Guerrino Giacaleone, il boss, che parla solo in dialetto ed emette ordini e condanne indiscutibili. Ho dovuto documentarmi molto per rendere verosimili le sue battute senza però usare il dialetto che per molti sarebbe stato incomprensibile. Ho inventato una meta-lingua: espressioni siciliane mescolate all’italiano. Quello che volevo rendere era il senso, la situazione, le sensazioni. Spero di esserci riuscita e che i siciliani non me ne vogliano per questa licenza letteraria.

QUESTO E’ IL TUO PRIMO ROMANZO. TI RITIENI SODDISFATTA DEL RISULTATO?
Quando sono arrivata a mettere la parola “fine” alle oltre trecento cartelle del romanzo ho provato una gioia immensa. Come se avessi raggiunto la vetta dell’Everest o fossi stata la prima donna ad atterrare sulla luna. Via via che lavoravo alla revisione ho cominciato ad avere un sacco di dubbi. Continuavo a dirmi: «questo passaggio avresti potuto scriverlo meglio… questo capitolo non è abbastanza incisivo… piacerà, non piacerà?».
Nel complesso mi ritengo abbastanza soddisfatta, anche se si può sempre migliorare.

COSA PUOI RACCONTARCI DEL TUO APPROCCIO CON IL MONDO EDITORIALE?
Per un esordiente non è mai facile trovare qualcuno che creda in te. Il primo riscontro positivo l’ho avuto con una rivista letteraria, Inchiostro, che ha pubblicato alcuni miei racconti. Tramite il suo direttore ho avuto modo di conoscere il mio attuale editor, Enrico Rulli, il quale mi ha ben preparato a cosa significa per un esordiente approcciare il mondo dell’editoria. Quindi, una volta completato il romanzo, mi sono mossa con meno approssimazione di quanto facciano molti miei colleghi. Il segreto è curare l’opera nei dettagli, possibilmente avvalersi della collaborazione di un professionista per la revisione e scegliere con cura le case editrici alle quali sottoporre il proprio lavoro.

IL TUO ROMANZO E’ DISPONIBILE SOLO IN FORMATO E-BOOK. E’ STATA UNA SCELTA, O UNA MANCANZA DI ALTERNATIVE?
Un libro di carta costa. Bisogna stamparlo, rilegarlo, inscatolarlo, promuoverlo, avere un magazzino, una rete di distribuzione, gestire i resi, smaltirli. I piccoli editori, che sono quelli che hanno più voglia e forse più tempo da dedicare alla scoperta di nuovi talenti, non hanno le risorse necessarie per pubblicare molti titoli e in gran tiratura. Senza contare che spesso operano a livello locale, arrivando a distribuire, al massimo, in poche regioni italiane. Ciò riduce molto le possibilità che un esordiente trovi opportunità di essere pubblicato e adeguatamente distribuito.
Quanto ai grandi editori, non di rado preferiscono acquistare best seller stranieri e pubblicarli in traduzione, o affidarsi ad autori di fama ormai consolidata. Il margine che resta per l’eventuale scoperta e investimento su un nuovo autore è molto risicato.
L’editoria elettronica invece sta decollando. Nei paesi di lingua anglosassone conta oggi circa il 10% del mercato ed è in crescita, lenta ma costante. All’estero, anche la didattica sta sperimentando con successo l’introduzione degli e-book. Tornando al rapporto fra editoria digitale e autori esordienti, quelli che con il cartaceo sono problemi fondamentali, costi di stampa e distribuzione, con il web vengono superati. Quando si ha a che fare con una casa editrice digitale, si ha l’opportunità di veder distribuita la propria opera in modo molto più diffuso e capillare che non tramite i canali ordinari. Le piattaforme di distribuzione di libri elettronici sono infinite: Stealth, BookRepublic, Edigita, Biblet, Bol, IBS, Amazon, Simplicissimus, La Feltrinelli, Mediaworld, solo per citarne alcune. Essere presenti su queste con il proprio romanzo significa abbracciare un mercato immenso.
Ecco, questo è ciò che ho valutato quando ho scelto di pubblicare Un fiume di guai in formato e-book. Prima di essere contattata da e-pigraphe avevo ricevuto una proposta anche da una piccola casa editrice, assolutamente seria e affidabile, che mi aveva offerto un contratto di tutto rispetto e nessun contributo. È successo però, che dopo aver ben soppesato la distanza chilometrica fra me, autore (Liguria) e loro, casa editrice (Napoli), e le difficoltà in termini di costi e logistica per organizzare azioni di promozione congiunte e distribuire anche nella mia regione, c’è stato un dispiaciuto dietrofront.
Pubblicando in formato elettronico questo problema viene superato perché il grosso della promozione avviene via web: interviste, recensioni, booktrailer, pagina facebook, sito dell’autore, blog per confrontarsi con i lettori.
La fruizione di e-book oggi ha un solo limite: il libro deve essere letto su un reader, non sul PC. Solo così il lettore può avere una sensazione analoga al libro cartaceo, starsene comodamente seduto in poltrona, su una sdraio al mare, in autobus, in treno. Col vantaggio di poter portare al seguito migliaia di titoli in un solo piccolo dispositivo.
Certo, non mi dispiacerebbe poter tenere fra le mani anche una copia cartacea del mio romanzo, un po’come tenere sullo scaffale un vecchio vinile con la copertina cartonata, invece che un incorporeo mp3 su un i-pod. Certe nostalgie sono lo scotto da pagare a favore del progresso tecnologico.

QUAL E’ IL TUO RAPPORTO CON LA LETTURA? CI SONO DEGLI AUTORI CHE HANNO INFLUENZATO LA TUA SCRITTURA?
Leggo molto e di tutto. Mi piace alternare classici a contemporanei, stranieri a italiani, un genere letterario a un altro. Fra gli autori italiani alcuni dei miei preferiti sono: Buzzati, Sciascia, Calvino, Levi, Pratolini. Fra i contemporanei ho molto apprezzato per la qualità di scrittura: Marcello Fois, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti. Forse leggo più libri di autori stranieri: Nabokov, Kafka, Chekov, Némirowsky ma anche i più recenti Allende, Coelho, Smith, Nothomb, Kristof. Credo che ciò sia dovuto al fatto che in Italia si pubblicano molti più stranieri tradotti che non italiani.
Quanto a influenze di altri autori sul mio modo di scrivere direi, forse, quelli che si esprimono in modo molto asciutto, con una vena ironica e graffiante.

A CHI E PERCHE’ CONSIGLIERESTI LA LETTURA DI UN FIUME DI GUAI?
Adulti, ovviamente, senza limite di età o sesso. A chiunque sia interessato ad approfondire un problema grave – la mafia moderna – in modo leggero, attraverso un romanzo pennellato di sarcasmo.

I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO?
Sto per completare un’antologia di racconti che illustrano vizi e virtù della nostra società e hanno come elemento comune la presenza di un animale. Per questa antologia ho anche realizzato dei disegni umoristici. Ho poi in lavorazione un secondo romanzo ambientato in Nuova Zelanda a metà fra il viaggio-avventura e il viaggio dentro se stessi. Nasce da una mia esperienza personale.
Per e-pigraphe sto inoltre illustrando le favole dei fratelli Grimm che la casa editrice ha in programma di riproporre in versione e-book sul mercato estero.


2 commenti:

  1. Aggiungo una domanda:
    quanto tempo è stato necessario per completare il libro? Può dirci sommariamente quanto tempo ha dedicato alle varie fasi (ideazione, prima stesura, editing, proposta casa editrice, pubblicazione effettiva)?

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  2. Ciao Danilo, rispondo volentieri alla tua domanda. Molti pensano che scrivere sia facile (tutti sanno scrivere, ce l'hanno insegnato a scuola, no?), sia un passatempo, non abbia regole né criteri. Ti viene in mente quella che ritieni essere una bella idea e cominci a riempire pagine a pagine finché non arrivi a mettere la parola "fine". A mio modesto parere non è così.
    "Fare della buona letteratura è come nuotare sott'acqua tenendo il fiato" scriveva F.S.Fitzgerald nei suoi Taccuini. Un opera degna ha bisogno di preparazione, studio, documentazione e di una solida struttura. L'ideazione di Un fiume di guai è nata dal mio interesse per certi fatti di cronaca. Su questi mi sono documentata. Ho letto articoli di giornale, libri, interviste, ho visto documentari e film. Poi ho creato "la storia", le fasi in cui si sarebbe svolta, i personaggi che ne avrebbero fatto parte e il messaggio che il romanzo, alla fine, avrebbe dovuto dare. La prima stesura ha richiesto un anno. Successivamente ho fatto valutare il romanzo da un paio di agenzie letterarie. Raccolti commenti e critiche, mi sono affidata a un editor che mi ha seguito passo passo nella revisione dell'opera, processo che ha richiesto altri dodici mesi. Questo tempo, un po' lungo in effetti, è stato dovuto ai miei impegni lavorativi che non mi hanno consentito di dedicarmi al mio romanzo quanto avrei voluto. Quanto alla ricerca della casa editrice è stata la fase più lunga e faticosa. Invio di decine di manoscritti, lunghe attese, un sacco di proposte a pagamento... L'editoria italiana è una vera giungla. Districarsi, per un esordiente, è un bel problema. A settembre del 2011, finalmente è giunta la proposta di e-pigraphe. Dai primi contatti, alla firma del contratto alla effettiva pubblicazione del romanzo sono passati altri sedici mesi. Questa ultima tempistica, a mio modo di vedere, è abbastanza normale per una casa editrice che voglia lavorare con certi criteri. Mi riferisco a editing, impaginazione, realizzazione della copertina, prefazione, quarta di copertina, produzione di booktrailer, impostazione delle azioni promozionali.
    Il mio consiglio a esordienti come me che vogliano pubblicare è di non avere fretta. Dedicare tutto il tempo che serve a rivedere la propria opera (accettando critiche e osservazioni)e avere la pazienza di aspettare l'occasione giusta per pubblicare. Se l'opera merita, arriverà.

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